Anche il primo semestre di questo 2022 è andato in archivio, portandosi dietro una situazione che ha pochissimi precedenti: a braccetto, infatti, mercati azionari e obbligazionari sono scesi con violenza, rendendo nel breve termine inconsistenti gli effetti della diversificazione tra equity e reddito fisso.
Diamo uno sguardo a come si sono comportate le principali asset class in questi mesi, per poi fare alcune riflessioni.
*** I dati presentati sono elaborazioni pubblicate da Kaidan Ecomatica.it che ringrazio
MERCATI AZIONARI
Alla chiusura semestrale, questa la situazione dei più importanti listini azionari internazionali (fonte FIDA Workstation).

Fonte: https://kaidan.ecomatica.it
A parte la Cina, che inizia a dare qualche timido segnale di forza relativa dopo la prolungata fase ribassista degli ultimi anni (all’interno della quale, comunque, ancora si trova), tutte le principali piazze sono dunque in profondo rosso.
MERCATI OBBLIGAZIONARI
Senza troppi giri di parole: per intensità e trasversalità, la caduta non ha precedenti.
Già l’anno scorso i principali indici obbligazionari avevano manifestato i primi segnali di debolezza, nulla tuttavia in confronto a quanto si sta verificando.
Sul fronte governativo, da inizio anno, l’indice delle obbligazioni europee (Eurozone Gov. Bond index) è in calo dell’11,31%, mentre quello relativo ai titoli di stato americani (Bloomberg US Treasury index) perde il 7,83%, mitigato soltanto dall’effetto valutario generato dall’apprezzamento del biglietto verde.
A fronte di questi drawdown**, i rendimenti** offerti dalle emissioni governative sono sensibilmente saliti rispetto a pochi mesi fa. Eccoli:

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Anche sul fronte corporate le cose non sono andate meglio: da inizio anno, in Europa, le obbligazioni societarie (indice Iboxx EUR Liquid Corporates) hanno lasciato per strada l’11,66% mentre il debito high yield (indice Iboxx EUR Liquid HY 30 ex-financial) ha perso il 14,01%. Negli States, lo stesso settore (Iboxx USD Liquid HY index) ha perso il 5,93% mentre il mercato corporate nel suo complesso (MSCI Bloomberg USD Corporate bond index) è sceso del 4,83%. Anche in questo caso, ci ha pensato poi il cambio a migliorare l’effetto finale per l’investitore europeo, ma restano le difficoltà riscontrate dai diversi segmenti del reddito fisso.
Concludiamo la panoramica con i bond emergenti (Bloomberg EM Local Currency Gov. index), che chiudono il semestre con un rosso del 5,90%.
MATERIE PRIME
Continua il rally delle commodities, anche se con dei distinguo.
Se infatti il paniere generale (CRB Core Commodities index) è in ampio gain nel primo semestre, con una performance del 36%, si riscontra un andamento sensibilmente diverso tra le principali materie prime che popolano l’indice.
Di seguito le performance YTD delle singole commodities con maggiore ponderazione nel paniere CRB.

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Come si nota, la performance complessiva è trainata dalle materie prime energetiche, in particolare il petrolio che pesa per circa un quarto nel paniere.
Da notare la caduta delle quotazioni dei metalli industriali: alluminio e rame sono nettamente meno cari rispetto ai massimi toccati nelle prime settimane del 2022.
QUALCHE RIFLESSIONE
Come già ricordato inizialmente, la caduta sincronizzata di azioni ed obbligazioni fa venir meno, nel breve termine, il valore in genere apportato dalla diversificazione. Il classico portafoglio 60/40 (equity americano e treasury bond) è in pesante caduta da inizio anno, il peggior risultato dopo il 2008 nell’ultimo mezzo secolo (fonte Compoundadvisors.com).

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Se, da un lato, questi numeri fanno capire la delicatezza della situazione, dall’altro lato dovrebbero far riflettere su quale sia lo scenario che si apre all’investitore che osserva oggi con attenzione quotazioni e rendimenti attesi di entrambe le principali asset class.
Sul fronte obbligazionario, in passato ci siamo spesso soffermati ad analizzare l’anomala situazione che stavamo attraversando e i pericoli indotti da una tendenza rialzista dei corsi, destinata prima o poi a invertire (ne abbiamo parlato ad esempio qui, circa un anno fa, quando i rendimenti erano a zero.
Così come abbiamo invitato alla prudenza allora, non possiamo oggi non rilevare una situazione del tutto opposta che apre anche nel reddito fisso opportunità di rendimento atteso estremamente interessanti. Oltre ai rendimenti governativi sopra riportati e lievitati rispetto allo “zero virgola” che a lungo li ha caratterizzati, questi sono i tassi presenti oggi sui segmenti di mercato high yield e bond emergenti:

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Allo stesso modo, sul fronte azionario i ribassi raggiungono in diversi casi (e talvolta superano) due volte il livello della deviazione standard. Anche laddove questo non si verifica, le correzioni hanno già toccato quella soglia del 20% che abbiamo visto essere statisticamente e storicamente in grado di consentire, a chi la sfrutta, rendimenti attesi superiori alla media .
Oggi il principale multiplo osservato in analisi fondamentale (il P/E, qui riportato in versione “forward”, calcolato sulla base degli utili attesi nei prossimi 12 mesi) ha ritracciato in modo significativo su tutti i mercati. Anche in questo caso, così come ne abbiamo rilevato in passato i livelli alti e superiori alla media, occorre oggi sottolineare come in molti casi esso sia sotto la media (in Europa e Paesi Emergenti) o sia ritornato in prossimità di essa (USA).
Questi gli attuali livelli di forward P/E nelle principali aree mondiali (fonte yardeni.com, dati al 23.06.2022):

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Questi invece i livelli dello stesso forward P/E per alcuni Paesi:

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I numeri appena riportati su equity e bond suggeriscono una terza e ultima riflessione.
Tanto abbiamo detto sulla strategia di accumulazione e sul suo enorme valore (qui, un esempio), valore che di certo non dovrebbe mai mancare nel processo di pianificazione di qualsiasi investitore.
Ciò detto e ribadito, questo è il momento del coraggio: quando si aprono opportunità di un certo rilievo, quando storicamente si attraversano fasi in cui i rendimenti attesi si alzano significativamente, le occasioni vanno colte.
Pertanto, senza aver alcuna pretesa di conoscere il bottom sul quale i mercati si appoggeranno e costruiranno la loro inevitabile ripartenza, è probabile che una maggiore audacia oggi rappresenti l’ingrediente in grado di restituire domani, in opportuni orizzonti temporali, soddisfazioni finanziarie adeguate.
Se dunque il PAC va sempre bene, questo potrebbe essere davvero il momento del PIC.
Perché una buona crisi, alla fine dei conti, non bisogna mai lasciarsela sfuggire.